Presenze: a Genova, tra gli echi della Specola e della galleria del Gottardo

Premetto, doverosamente, che la vicenda mi sembra, come suol dirsi, tirata per i capelli ma la cito proprio perché curiosa.Le alture circostanti la città di Genova sono caratterizzate da numerose fortificazioni militari, edificate in epoche diverse a difesa del territorio urbano.
Una di queste, detta Il Castellaccio come l’antica denominazione dell’altura oggi nota con il toponimo di Righi, si incontra salendo da Manin. Un cancello in ferro, arrugginito come da copione, chiude la strada delimitando l’area demaniale un tempo in uso alle poste ed all’Istituto Idrografico della Marina Militare.
Il percorso prosegue per una vecchia strada lastricata, decisamente sconnessa, che conduce ad un pianoro deturpato da torri per telecomunicazioni.
Da un’antica struttura, della quale rimane la parte conservata e restaurata di una casermetta a due piani, il terreno degrada verso un edificio in mattoni rossi dall’aria cupa, realizzato fra il 1817 e il 1825 nel lusullo sperone roccioso dove, a partire dall’anno 1509, venivano eseguite le condanne a morte: è la Torre della Specola, massiccia piramide tronca ottagonale, le cui quattro facce lato mare sono coronate da caditoie, ciascuna aperta da cannoniera sormontata da finestrella per lo smaltimento dei fumi di sparo.
Ideata come appendice del Castellaccio, la Torre fu inizialmente eretta come elemento di difesa autonomo con proprio recinto e piazza d’armi. Fra il 1830 ed il 1836, e fu unita fra il 1830 ed il 1836 al cosiddetto Nuovo Castellaccio mediante una cinta bastionata.
All’ingresso principale, oggi mascherato da una costruzione risalente agli anni ’50 del secolo scorso, si poteva accedere tramite una scalinata oggi sbrecciata e seminascosta dalla vegetazione. Internamente il manufatto presenta due livelli, oltre ad un sotterraneo con cisterna di raccolta idrica. La struttura portante è costituita da sei pilastri, in uno dei quali è ricavata la ripida scala di servizio.La sopraelevazione del tetto è stata edificata, senza badare all’estetica, tra il 1911 ed il 1914 dall’Istituto Idrografico della Marina in corrispondenza dell’originaria uscita sul lastrico solare. Consta di quattro stanze a suo tempo adibite ad osservatorio meteorico ed aerologico.
A partire dal 1961 la Torre fu utilizzata come osservatorio metereologico e sismico e nel sotterraneo venne ricavato l’alloggiamento per un sismografo. L’opera fu dismessa nel 1969 e, successivamente utilizzata come deposito e archivio, venne definitivamente abbandonata nel 1989, anno in cui uscì dalla disposizione dei turni di vigilanza armata effettuati da personale della Marina.
Poiché il “si dice” è d’obbligo, veniamo dunque ai si dice…
Si dice che nel periodo intercorrente dalla costruzione al 1961 il personale di servizio avvertisse fugaci ombre, fruscii, voci, spostamento di oggetti e che il vento assumesse spesso la connotazione di lamenti, bestemmie e minacce.
Circa le fugaci ombre i registri annotano, in alcune circostanze ma sempre nottetempo, l’esplosione di colpi d’arma da fuoco da parte del personale di guardia. Non si sono mai registrate vittime, pur tenendo conto del fatto che relativamente alle armi individuali in dotazione, fucile Vetterli-Bertoldo Mod. 1870/82 e, successivamente, MAB Moschetto Automatico Beretta M38/49, ordinanze standard della Marina Militare, la velocità alla volata era rispettivamente di 410 m/s o da 365 a 420 a seconda del modello. Se ne deduce che: o i marinai di guardia avevano una pessima mira o le ombre erano… ombre.
Quanto agli echi di lamenti, bestemmie e minacce non è detto che non fosse il vento a portarli dal non lontano ambito portuale…
Si dice inoltre che a partire dal 1961 i sismografi registrassero attività, mai in nessun caso riscontrata dal confronto con strumentazione analoga in zona. E relativamente, alla Specola, è quanto. A chi legge eventuali deduzioni.Al Castellaccio si può agevolmente giungere utilizzando la funicolare Zecca – Castellaccio, detta del Righi, che copre il dislivello di 278 metri con un percorso lungo 1.428 metri normalmente effettuato ad una velocità di 6 m/s
Entrò in servizio nel 1897 e la sua realizzazione venne proposta alla municipalità genovese da Franz Josef Bucher e dal figlio Thomas, albergatori svizzeri non nuovi ad imprese consimili nell’ambito dell’allora nascente turismo montano.
La funicolare, il cui ultimo ammodernamento risale al 1991, merita due righe di storia: il 18 febbraio 1891 fu costituita a Kerns, in Svizzera, la SFEF, Società di Ferrovie Elettriche e Funicolari, per conto della quale il 29 ottobre 1892 gli ingegneri Luigi Mignacco e Karl Pfaltz presentarono un progetto di massima.
Karl Pfalz, austriaco, aveva lavorato alla realizzazione della galleria ferroviaria denominata Succursale dei Giovi ed allo scavo della galleria svizzera del Gottardo, lunga 15.002,64 metri ed i cui lavori durarono dal 1872 al 1882, anno della sua inaugurazione, e che in vite umane costò 206 decessi per incidenti sul lavoro.
Relativamente alla funicolare del Righi lo Pfalz venne nominato dapprima direttore dei lavori e, succesivamente, direttore responsabile dell’impianto. E ciò nonostante una sua conclamata “stranezza”: egli affermava di vedere spesso i fantasmi dei lavoratori deceduti nel tunnel del Gottardo che, sosteneva, lo avevano seguito in quel di Genova per la sua particolare sensibilità, installandosi sul Righi, e segnatamente, presso la Specola trovandovi un ambiente ideale.
Fine della storia, ascoltata tanti anni fa in un’osteria detta Del Toro, situata nei pressi dell’elicolidale di Via di Francia, dove si mangiava benissimo seduti su panche in un ambiente assolutamente spartano sul quale aleggiavano l’ombra di Corto Maltese, e delle sue porte che portavano “verso altre storie”. Come questa nella quale, sicuramente, c’è molto spazio per la fantasia.

Alberto C. Steiner