Quella strana cosa chiamata orgasmo

Fra i siti che seguo alcuni trattano di esoterismo. Riprendo una considerazione letta su uno di questi, che trovo interessante e suscettibile di approfondimenti: «Quando si tratta di gruppi che trattano occultismo ed esoterismo di solito sono frequentati da soggetti che mischiano a casaccio deathmetal, religioni, magia da quattro soldi, extraterrestri, fobie alimentari e filosofie newage. Costoro, animati dalla più fervida e coreografica ignoranza, sono lontanissimi dalle conoscenze che si possono acquisire attraverso uno studio serio, metodologico e scientifico.»FDA 2016.07.08 Orgasmo 002Evito di commentare: in linea di massima potrei anche condividere l’opinione ma, esposto così, l’argomento sconfina nel semplicismo e una sua attenta disamina, oltre a smontarlo, svierebbe dal tema che intendo sviluppare.
Di mio aggiungo che non infrequentemente il paravento dell’esoterismo, esattamente come quello della spiritualità, è usato e abusato da furbastri, imbonitori, spostati e maniaci di varia specie. E non servono dettagli per chiarire il concetto.
L’esoterismo, e questo è grave, è stato oggetto di una pulizia etnica ideologica, di matrice non solo cattolica e religiosa monoteista in generale ma anche da parte delle cosiddette filosofie spirituali. Che vi temessero ipotesi di concorrenza? Chissà.
Esoterismo e spiritualità, oggi banalmente sdoganata come meditazione, a mio avviso sono due cose completamente diverse. Ma possiedono un’origine comune e fondamentali punti di contatto, e chi si occupa seriamente dell’uno o dell’altra presta estrema attenzione ad entrambi ma evitando indebite commistioni e confusioni.
Una persona, che faceva meditazione da almeno un ventennio, una volta ebbe a dirmi che la meditazione è di sinistra, l’esoterismo è di destra. Perfetto.
Per contro altri mi confidarono che la meditazione e la spiritualità servono a risolvere certi problemi esistenziali e per le persone normali ciò costituisce il punto di arrivo, mentre l’esoterismo, specie se alchemico, impone questo passaggio ma per mettere a frutto il dono ed esercitare il potere.
Certo, il potere. Come no, anzi guarda: io che ci sono passato, ora, grazie ai miei poteri materializzo una Warsteiner per me e… una Tennent’s? No, la Moretti da quando ha fatto lo sponsor all’Expo non la materializzo più. Ok, una Ceres per te. Mi raccomando: bevila con consapevolezza, che è ghiacciata.
Bene. E ora passiamo a quel Nosce te ipsum (o meglio γνῶθι σεαυτόν, visto che proviene dal tempio di Apollo a Delfi) che, fondamento di ogni disciplina, lo è a maggior titolo in questo campo.
Nel momento stesso in cui ci dovessimo conoscere veramente scopriremmo una verità fondamentale. Non so se sia l’unica possibile perché, come sempre, io parlo per me stesso e per le esperienze che ho vissuto, il percorso che ho compiuto, i compagni di viaggio che mi sono stati accanto: non sappiamo nulla. Nulla.
Ebbene si, siamo di un’ignoranza abissale: potremmo recitare a memoria i sacri testi di Gurgèff, Blavatschi, Aivanoe, Moscio, Sparapansa, Ciccio e Pasticcio ma ugualmente non sapremmo un bel niente di noi stessi. E credere di sapere costituirebbe un potente generatore: di ulteriori menzogne.
Che, anche se andiamo sostenendo che è solo un passaggio e blablabla, tutta questa sicumera nasconda in realtà il profondo, ancestrale, terrore della morte? Può essere. Per quanto mi riguarda l’unico di cui so con certezza di sapere quasi tutto è Steiner. Ho detto quasi, perché so, e lo so molto bene, che mancano ancora alcuni centilitri per riempire il vasetto: semplicemente ci sono alcune cose che non ho ancora affrontato, altre che ho visto solo superficialmente, altre ancora che sono in elaborazione. Stiamo lavorando per noi, come quelli del metano. Questo per dire che so benissimo dove sono e so quello che manca. Ma mi voglio bene ugualmente. Per come sono.
Detto questo fa caldo, sono incazzato perché oggi avrei dovuto essere altrove a fare cose ben più interessanti (e infatti in mattinata ho pubblicato delle vere troiate), e quindi non ho voglia di addentrarmi in ponderose disamine prima di arrivare al dunque.FDA 2016.07.08 Orgasmo 001Perciò arrivo al dunque senza ponderose disamine: avete presente una cosa che si chiama orgasmo? I francesi lo chiamano petite mort a simboleggiare un punto di passaggio, un momento sospeso tra due mondi. Esistono in effetti persone che non sanno nemmeno cosa sia un orgasmo, quello vero, quello che ti spacca, che ti fa annaspare, che ti toglie la coscienza di te e di ciò che ti attornia, quello che ti esplode con mille spilli nella testa, nella pelle, nel respiro, che ti fa rimanere in un tempo sospeso, con il sudore gelido che ti ricopre, con le mani, le labbra, il respiro, l’anima incollati alle mani, alle labbra, al respiro, all’anima del partner.
Quello che immediatamente dopo non ti fa pisciare, fare la doccia, fumare una sigaretta, rivestire, chiedere: sei venuto bene? No, sono venuto un po’ mosso. Pronunciare parole inutili perché così si deve fare per riempire il vuoto.
Anzi, è quello che alla doccia, a parlare, a fare qualsiasi cosa che non sia centrarti in te stesso non ci pensi proprio. Intendiamoci, non capita con chiunque. Ed è giusto che sia così.
E ora vi stupisco con effetti speciali: utilizzo spesso l’orgasmo per andare di là. Che non è un di là, ma un di qua. Sempre qua stiamo. Solo in un modo diverso. Ed esistono contemporaneamente tanti, forse innumerevoli, di qua. E noi siamo in ciascuno di loro, a volte in modi solo imprecettibilmente diversi. Come accade? Non ne ho la più pallida idea, so che è così e tanto mi basta.
Io il tunnel colorato con effetti psycho da fatto di acido non l’ho mai percorso, anche perché non mi sono mai fatto né di acido né di niente.
La questione è che noi vogliamo razionalizzare ogni cosa, non ci lasciamo andare nemmeno se ci ammazzano, abbiamo una paura fottuta di perdere il controllo. E quindi niente orgasmo, intendo dire quell‘orgasmo, se non quello da sesso patinato, niente stato alterato di coscienza, niente visione, niente viaggio.
Non è un caso che vaginismo, eiaculazione precoce, anorgasmia, necessità di giochini sadomaso e via enumerando di patologia in patologia siano tra i più diffusi disturbi del nostro tempo, che la sessualità sia stata ridotta a merce di scambio, che persino il tantra sia diventato un esercizio mentale fatto di codici.
Del resto noi occidentali possiamo impegnarci finché ci pare ma mai comprenderemo a fondo un sentire abissalmente lontano da noi, da noi che vogliamo ridurre tutto ad utilità materiale. Come il tipo che usava i mudra per trovare il parcheggio.FDA 2016.07.08 Orgasmo 003A noi occidentali basta e avanza la Torre di Babele, si proprio quella della storia riportata nella Genesi e che al catechismo ci spiegavano che era un esempio di superbia punito da Dio: «”Venite, costruiamoci una città e una torre, la cui cima tocchi il cielo e facciamoci un nome, per non disperderci su tutta la terra.” Ma Dio scese a vedere la città e la torre che gli uomini stavano costruendo e disse: “Ecco, essi sono un solo popolo e hanno tutti una lingua sola e questo è l’inizio della loro opera e ora quanto avranno in progetto di fare non sarà loro impossibile. Scendiamo dunque e confondiamo la loro lingua, perché non comprendano più l’uno la lingua dell’altro.” Dio li disperse su tutta la terra ed essi cessarono di costruire la città. Per questo la si chiamò Babele, perché là Dio confuse la lingua di tutta la terra e di là il Signore li disperse su tutta la terra.» Fine della citazione, e tanto per cambiare Dio ci fa la figura di quello incazzoso, geloso, rancoroso al quale non va mai bene una madonna… ops.
Lo sapevate che Babele significa Porta degli Dei perché la torre serviva per mettere in comunicazione l’uomo con la divinità? Ma serviva anche per osservare gli astri, e infatti di Babilonia erano noti gli astrologi ed i sacerdoti-magi.
Al di là della simbologia fallica, cosa c’entra la Torre di Babele con l’orgasmo? C’entra eccome: la torre rappresenta simbolicamente l’ego dell’uomo che pretende di innalzarsi sopra alla divinità, ma Dio questo non solo non lo concede, ma anzi lo annienta. E quindi compressione della fisicità e demonizzazione della Sessualità intesa come atto Sacro. E niente orgasmo.
A mio parere, più di ogni pratica cosiddetta spirituale, è l’orgasmo ciò che avvicina al divino. Intendiamoci, al divino che è in noi, non a quello che qualcuno – guru compresi facendoci credere di essere diversi e liberi – ha costruito a tavolino per farci stare zitti e buoni. L’orgasmo, quello vero, ci apre al mondo, all’universo, alla conoscenza più di qualsiasi altra modalità.
Puoi tracannare litri di ayuhasca e mangiare chili di funghi, ma non avrai mai uno stato alterato di coscienza, una visione, un viaggio come quelli che puoi ottenere da solo e senza l’aiuto di sostanze se ti metti nella condizione di lasciarti veramente andare oltre ogni schema, ogni attaccamento, ogni paura, ogni senso di colpa indotto dall’educastrazione.
Come sarebbe a dire come si arriva all’orgasmo? Da soli, in coppia, anche in gruppo ma non è che devo spiegarvi tutto…
Questo scritto ne riprende altri pubblicati in precedenza ma costituisce solo l’inizio di un percorso etnografico, antropologico ed esoterico dedicato alle potenzialità insite nella Sessualità Sacra, che come vedremo è Donna.

Alberto C. Steiner